LA ABADIA DEL CRIMEN: il romanzo di Eco diventa un'avventura grafica ad 8-bit


Il Nome della Rosa di Umberto Eco, nel 1980, solleticò le fantasie di milioni di lettori che scoprirono quanto intrigante potesse essere una detective story ambientata secoli fa all'interno di un'abbazia.

L'influenza del romanzo arrivò al cinema ma non risparmiò certo i videogiochi (che persino in tempi moderni ha prodotto The Abbey). Nel 1987, la spagnola Opera Soft porta sul mercato nazionale La Abadia del Crimen, titolo quasi avveniristico, soprattutto se contestualizzato in termini di piattaforma di pubblicazione e stato del suo genere di appartenenza, quello delle avventure grafiche.


Mentre i colossal della Sierra giravano a 160x200 pixel di risoluzione ed erano legati a spesso astrusi comandi da tastiera di costosi computer, La Abadia del Crimen mostra uno scenario disegnato in 320x200, particolareggiato e soprattutto dinamico, con personaggi che si spostano e fanno cose diverse.

Come tutti i giochi più coraggiosi ed avveniristici, La Abadia del Crimen non è facile da approcciare oggi, nonostante un apprezzabile remake disponibile gratuitamente su Steam, ma è bene rendergli onore e giustizia in quanto mai stato capace di superare i confini nazionali e raggiungere la distribuzione in altri Paesi e lingue.

Qui di seguito, l'analisi in video.




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